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Renzi a sorpresa agli scavi di Pompei: intervista al Mattino

renzi a sorpresa in visita agli scavi di pompei

Una passeggiata tra le ultime domus riaperte al pubblico prima di recarsi a Napoli per la presentazione del suo libro. Protagonista, Matteo Renzi che stamattina ha visitato a sorpresa gli scavi di Pompei. Il segretario del Pd ha raggiunto il sito archeologico per visitare le ultime domus restaurate.

Una visita molto veloce che ha colto tutti di sorpresa. Camicia bianca e pantaloncini, l’ex premier si è mimetizzato tra i turisti prima di rientrare a Napoli. Renzi è, infatti, protagonista in questi minuti di un incontro-presentazione nella sede de “Il Mattino” per parlare del suo libro.

Riportiamo di seguito l’intervista al Mattino.

Finisce parlando del suo babbo, indagato nell’inchiesta Consip: «Sono molto toccato da questa vicenda: mio padre è in ospedale fino a giovedì per una piccola operazione al cuore, proprio per questo, domani vado a trovarlo. Ma questo lo metto da parte». Per Matteo Renzi, «non è pensabile che qualcuno lo abbia intercettato senza titolo, non può esistere: è una cosa enorme». Lo ripete più volte, intervistato dal direttore del Mattino Alessandro Barbano, nella sede centrale  del giornale. Lì dove anche l’incipit è tutto un programma. «Saluto Paolo Siani: fratello di Giancarlo, personalità di grande rilievo», e il segretario del Pd indica il medico imparentato con il cronista del Mattino ucciso dai clan, impegnato nel portare avanti la battaglia anticamorra, già corteggiato dai democrat per rinnovare la classe dirigente del partito, coinvolgendo la società civile. Poi Matteo Renzi parla del suo libro Avanti, l’Italia che non si ferma: «È sicuramente un racconto personale (cita le cicatrici), in mille giorni al governo ci sono stati momenti straordinari e semplicemente difficilissimi. Più che cambiare il carattere (suo, ndr) bisogna cambiare l’Italia. Fare politica non è guerra di poltrone e potere, ma desiderio umano di provare a cambiare le cose». A seguire i principali argomenti affrontati In diretta streaming.

La legge elettorale. «Il Pd ha fatto di tutto. Ci sono stati franchi tiratori in parlamento, ma noi andiamo avanti su una discussione semplice. La legge elettorale si cambia con il consenso di Berlusconi e Grillo, le regole del gioco si scrivono insieme. Noi avevamo fatto un accordo che non ha retto con quattro partiti. Se a settembre saranno nelle condizioni di fare qualcosa di diverso, ma ci devono essere anche Berlusconi e Grillo, si farà, dopo di che non mi interessa più di fare questa discussione».

Larghe intese e Berlusconi. «Berlusconi non ha mai votato la fiducia al mio governo, senza voler riaprire pagine del passato le cose sono andate così. Mi trovate qualcuno che smentisca i fatti citati? In futuro ognuno corre per vincere e se rimane questa legge elettorale chi fa il 40% governa. Ora Berlusconi dice mai un governo col Pd? Auguri. Noi speriamo di non vedere un governo Berlusconi-Salvini, decideranno gli italiani». Aggiunge Renzi: «Ma Berlusconi ha da risolvere questo problemino: fa il popolare europeo o il populista europeo? Da quanto ho letto domenica scorsa nell’intervista al Mattino, Berlusconi ha scelto di stare con i populisti».

Tetto sui migranti o stop a fondi Ue. «L’impegno che dà la responsabilità al paese di primo approdo è del 2003, con il governo Berlusconi». Accordo confermato nel 2013. «Con il governo Letta. La nostra regola nuova, nel 2015, è che ciascun paese ha il dovere di prendersi in cario una piccola quota di migranti. Ma il problema migrazione resterà nei prossimi anni, ma dobbiamo mettere un numero massimo. Non possiamo accogliere tutti i migranti da soli. Altrimenti, smettiamo di pagare i fondi agli altri paesi europei». Mentre «lo Ius soli è un dovere, non solo un diritto. Io sto al fianco del governo Gentiloni, ho accettato la sua decisione con collaborazione e nessuna polemica». L’ampliamento dei diritti va correlato, però, all’imposizione di un tetto sull’accoglienza in Italia e al «rispetto della Costituzione italiana»: «Bene togliere la patria potestà a chi non vuole fare uscire la figlia senza velo», come accaduto a Bologna.

​Governo senza scadenza. «Certo che difendiamo il governo. Si fanno le elezioni quando il presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio decidono, ragionevolmente a scadenza, si dà un sostegno profondo al governo e nessuno fa polemica quando il governo decide», spiega Renzi  parlando a proposito dello slittamento dell’approvazione dello Ius soli. «Io ho subito polemiche al governo, so come si sta, per questo dico si dà una mano al presidente del Consiglio, ha scelto così e siamo con lui».

Minoranza pd come Beatiful. «Io mi rimprovero tante cose su tutto, però parliamoci chiaro: la questione dei rapporti interni al Pd è stato l’argomento più discusso, trito e ritrito degli ultimi tre anni. Il dibattito interno al Pd sembrava come le puntate di “Beautiful”. Nel mio libro si raccontano tanti errori e limiti, ma preferisco parlare delle questioni di merito piuttosto che i contrasti tra gli attori politici».

La cena con Spalletti. Invece, «con Padoan non abbiamo mai avuto problemi, abbiamo avuto tante volte idee diverse e siamo stati bravissimi a non farcene accorgere. Il rapporto con Pier Carlo è molto forte comunque, anche quando non siamo d’accordo. Certo, io cercavo di prendere quanti più soldi possibile dalla sua rigida difesa a catenaccio », dice Renzi citando un aneddoto inedito: «Una volta, non lo racconto nel libro, ho organizzato una cena a Palazzo Chigi con Luciano Spalletti. Provate a parlare con Padoan il giorno dopo che la Roma perde una partita…è molto peggio della battaglia sul deficit. C’era solo Lotti con noi, abbiamo preso le cartoni di pizze. E Padoan era molto interessato al perché Totti non giocava, a ho pensato di potergli strappare uno 0,1%», scherza Renzi.

Verso la convention di ottobre. Poi il segretario del Pd guarda oltre il suo partito: «Fuori ci sono due populisti, quello dei Cinque Stelli, e quello di Salvini. Se continuiamo a discutere e a litigare tra noi facciamo male alla prospettiva riformista in Italia. Per questo faremo quattro giorni di discussione di merito, vera, sullo 0,1, sulle pensioni, sulle tasse, sulle infrastrutture. Li mettiamo tutti a discutere, è sacrosanto».

Incendi e gaffe Cinque Stelle. «Sugli incendi bisogna fare una battaglia durissima, tutti insieme. Se c’è un incendio occorre bloccare il piromane e lottare perché non succeda più». Non manca l’affondo ai Cinque Stelle: «Mi fanno paura, per i miei figli, perché credono che l’allunaggio non c’è mai stato, che ci sono le sirene nel Mediterraneo. Quando vedo la superficialità al potere, o meglio aspirante al potere, io dico ai miei: “con calma, occupiamo lo spazio del buon senso”. Tenacemente e con il sorriso sulle labbra». Così Renzi commenta le posizioni di Luigi Di Maio sugli incendi in Campania e sui vitalizi. «Ritieni Grillo un nemico? No. Considero sacrosanta la sua battaglia per l’onestà ma non vogliamo il giustizialismo. Ma quando Di Maio dice di aver chiamato le ambasciate sugli incendi perché nessuno gli ha detto che c’è una procedura standard, io dico boh… Quando vedo la superficialità aspirante al potere…». Quanto al caso del vitalizio al deputato Boneschi, «ma se è morto, che vitalizio vuoi che prenda?».

Il debito Pil e le banche. «Scende se c’è la crescita. Finchè c’è la disoccupazione giovanile al 35% non abbiamo il diritto di guardare in faccia le nuove generazioni. Dobbiamo far scendere questa percentuale al 20». Ironia e mea culpa sulle banche: «Il massimo rapporto con le banche che ho sono due mutui trentennali», dice Renzi, prendendo le distanze. «In questi tre anni si è parlato solo di Banca Etruria, ma di quello che è successo in Veneto e col Monte dei Paschi ne parliamo? Se noi avessimo fatto un team nostro in collaborazione con Bankitalia le cose sarebbero andate meglio», ribadisce.

La Fornero e l’Ape. «È stata una delle cose più importanti fatte dal governo Monti, abbiamo uno dei sistemi previdenziali più solidi. Però alcuni scaloni sono stati troppo forti», aggiunge il segretario Pd, che subito dopo precisa: «Non si mette in discussione la Fornero ma si danno degli strumenti a quelli che sono stati penalizzati, alla fine l’Ape ha funzionato e non mette in crisi il sistema».

Gli 80 euro stile «televendita»«Ottanta euro a dieci milioni di italiani per tre anni e mezzo. Voglio vedere chi ha il coraggio di toglierli. È un’operazione di redistribuzione della ricchezza. Lì però ho fatto io un errore, per far arrivare forte il messaggio ho fatto una conferenza stampa con le slides. La gente l’ha percepita come una televendita. Se avessi fatto un grande convegno con tre premi Nobel che spiegavano che il problema è la redistribuzione del reddito sarebbe passata come brillante operazione economica»

Timidi sulla giustizia e caso Consip. «Penso che la giustizia italiana sia migliorata ma non so se si tratti di una svolta, probabilmente siamo stati troppo timidi su certi punti. Far passare un cittadino che riceve un avviso di garanzia per colpevole è una barbarie. Penso alle parole di qualche autorevole magistrato come Davigo secondo cui “l’innocente è un imputato di cui non si è dimostrata la colpevolezza». Citando Falcone, Renzi ribadisce di credere in «una cultura garantista anziché in quella del sospetto. E, visto che siamo a Napoli, voglio dire che ho grande rispetto per la magistratura napoletana e penso che la vicenda che riguarda mio padre debba stabilirsi nei tribunali, non altrove. Non posso credere che in quella intercettazione mio padre non avesse titolo per essere intercettato. Sono certo che al Csm sapranno valutare. Ma, lasciando stare le intercettazioni pubblicate, se qualcuno ha scientificamente cercato di produrre prove false contro il presidente del Consiglio, non accetteremo nessuna verità di comodo. Andremo fino in fondo. Se qualcuno tra le Istituzioni o nell’Arma dei Carabinieri ha fatto questo pensiero andremo fino in fondo. Io non sono come gli altri politici: non indietreggio di un millimetro, voglio la verità». E, sul punto, Renzi strappa applausi.

Papà in ospedale. «Adesso mio padre è in ospedale per una operazione al cuore, per questo», aggiunge Renzi riferendosi al caso Consip, spiegando che domani sarà mella struttura sanitaria per dargli coraggio. «Ma il punto della sua vicenda non mi riguarda come figlio. Se c’è questo concorso esterno in traffico di influenze, verrà chiarito in tribunale. Ma, se un pezzo di istituzioni ha fabbricato prove false, devono venir fuori i nomi e i cognomi. Non si scherza con le istituzioni democratiche». Di nuovo applausi dal fondo della sala Siani.

Orgoglio Bagnoli. Domani, la firma dell’accordo. «Viva il sindaco», che firma l’intesa. «Se qualcuno ha cambiato idea è segno di intelligenza. Quel progetto diventa patrimonio condiviso, sarebbe meschino aprire una polemica su questo. Sono solo orgoglioso che sia messa la parola fine a questa vicenda scandalosa durata 20 anni», dice il segretario Pd ricordando la sua visita da premier il 6 aprile 2016, e l’accoglienza con il corteo di protesta.

Buona scuola e modello-Sanità. «Sulla riforma abbiamo sbagliato perché non siamo riusciti a coinvolgere i professori. Chiamare dirigente scolastico “sindaco” è stato un errore. Abbiamo fatto la campagna di ascolto per un anno e non ci ha considerato nessuno. Tante cose però di questa riforma sono sacrosante. Rivendico l’alternanza scuola-lavoro e il merito. Poi se hai tutti contro e non ti sei spiegato è colpa tua». Interpellato sulle scuole chiuse invece quest’estate, Renzi aggiunge: «Mi fa arrabbiare, è un clamoroso errore», dice riferendosi al caso sollevato oggi dal Mattino e ricordando l’incontro in prefettura con i preti del rione Sanità, padre Angelo e don Antonio Loffredo, che «hanno creato un modello con il presidio del territorio».

Ritorno a Pompei. Prima del forum, Renzi con la famiglia è stato agli scavi archeologici di Pompei: una visita a sorpresa, anche se già da tempo sua moglie Agnese aveva espresso il desiderio di portare i figli in questo luogo magico. «Lì tra poco mi denunciano per stalking», sorride.

Fonte: ilmattino.it