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TENUTI COME SCHIAVI. Arrestati imprenditore e la sua compagna. GUARDA IL VIDEO

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Mondragone/Vairano. Un’operazione di servizio è stata condotta dai finanzieri della Compagnia di Mondragone che hanno eseguito un’ordinanza applicativa della misura cautelare personale degli arresti domiciliari nei confronti di M.M., quarantanovenne tunisino, e della sua compagna S.N., coetanea di nazionalità ucraina, entrambi gravemente indiziati del delitto di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro previsto e punti dall’art. 603 bis c.p.

Second l’accusa i due hanno reclutato quotidianamente decine di persone straniere in stato di bisogno ed in condizioni di sfruttamento, per la raccolta, di prodotti ortofrutticoli, per la gran parte a beneficio di due aziende agricole con sede in Fondi (LT) presso il locale mercato ortofrutticolo (M.O.F.) e a Falciano del Massico (CE), attività svolte su terreni siti in Vairano Patenora, Pietra Vairano e zone limitrofe.

Gli approfondimenti investigativi sono stati avviati già nel 2016 e si sono concentrati nelle fasi stagionali della primavera-autunno 2016 e della primavera-estate del 2017 per poi trovare ulteriori riscontri nella stagione di raccolta 2018.

Dalle intercettazioni prima e dalle dichiarazioni poi è emerso un quadro di sfruttamento. I due presunti “caporali”, già sottoposti a fermo dai finanzieri di Mondragone lo scorso 9 ottobre, impiegavano i lavoratori senza far stipulare contratti di lavoro con il committente/utilizzatore della manodopera; corrispondevano retribuzioni ben al di sotto degli standard previsti dai contratti collettivi di lavoro, nazionale e provinciale; obbligavano i lavoratori a turni massacranti che si protraevano dalle prime luci dell’alba fino al tardo pomeriggio, violando i limiti giornalieri; non riconoscevano ai lavoratori reclutati alcuna maggiorazione per il lavoro straordinario notturno o festivo; prevedevano una retribuzione ridotta per i lavoratori di sesso femminile in violazione al divieto di discriminazione di genere; impiegavano stabilimento i lavoratori sotto serra per orari superiori ai limiti previsti; esigevano le spese per il trasporto oltre al compenso per il caporale per il reclutamento e l’intermediazione col proprietario del terreno; sottoponevano i lavoratori a metodi di sorveglianza e condizioni di lavoro degradanti, controllando costantemente anche la quantità di prodotti raccolti dalle singole squadre e pretendono una quantità minima di raccolto pena la decurtazione di una parte consistente della retribuzione.

I lavoratori non potevano inoltre comunicare tra loro e non avevano nemmeno adeguati servizi igienici. Lavoravano, inoltre, in ogni condizione atmosferica possibile.

Sono stati indagati in concorso con i caporali anche i due committenti: D.T.P., 61 anni di Fondi, e G.M., 53 anni, di Giugliano, commercianti all’ingrosso di frutta e ortaggi che hanno a loro volta beneficiato di tale sistema illecito per abbattere drasticamente i costi della raccolta. Le intercettazioni hanno svelato un vero e proprio rapporto di collaborazione continuativo tra il singolo commerciante e il caporale di riferimento tanto che quest’ultimo diventava, per il commerciante stesso, una persona di fiducia. Il committente alimentava il sistema illegale con il pagamento in contanti e senza tracciabilità delle prestazioni lavorative in nero così ottenute e dei compensi da riconoscere al caporale per i servizi resi.