Politica

Mes, chi mente? Fact-cheking sulla pietra dello scandalo pinocchiesco

Salvini-Conte-Meloni: la sfida sul Mes

Politica. Negli ultimi giorni, dopo la conferenza stampa del 10 aprile scorso del presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, si è il più degno “scatenate l’inferno” de “Il gladiatore”. Durante questa conferenza, infatti, dopo aver prorogato il lockdown nazionale fino al 3 maggio e permesso ad alcune filiere produttive, quali librerie, negozi per infanti e silvicoltura, il ritorno in attività, il premier ha ribadito come l’Italia e l’Europa avessero bisogno degli Eurobond per far fronte a questa «economia di guerra». Considerati, infatti, lo strumento finanziario per eccellenza che metterebbe in comune il debito tra i paesi dell’eurozona, con il presupposto di avere delle politiche fiscali altrettanto comuni per poterli poi ripagare, questi continuano però ad essere rifiutati dagli stati rigoristi del Nord, quali Svezia, Finlandia, Olanda e Germania, a favore dell’attivazione del Mes. Ed è qui che è arrivata la pietra della discordia: «Non abbiamo attivato il Mes e non lavoriamo col favore delle tenebre», ha concettualizzato Conte, rivolgendo un duro attacco ai suoi rivali dell’opposizione, il leader del Carroccio Matteo Salvini e la segretaria di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. «Basta con queste polemiche», ha ribadito il premier, sottolineando come queste non soltanto possano «compromettere la forza di dialoghi con il paesi del nord Europa», ma persino limitare il «ventaglio di strumenti adeguati» a disposizione per vincere la crisi socioeconomica portata dal Covid-19.

Commissione vigilanza Rai pronta a dare equità di trattamento

 

In attesa di conoscere le misure che verranno prese dalla Commissione parlamentare di vigilanza Rai, convocata per una riunione informale dal presidente Alberto Barachini, al fine di trovare un’azione diplomatica equa per recuperare i rapporti con Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia in un momento così drammatico, Palazzo Chigi con una nota nel giorno di pasquetta invia un messaggio con un duplice obiettivo: da una parte conferma e rafforza il modus operandi seguito dal premere; dall’altro rivendica la linea comunicativa che lo stesso Conte ha tenuto, rifacendosi in seconda battuta anche alle parole dure del direttore di Tg La7, Enrico Mentana, il quale aveva attaccato il premier di «uso personalistico di propaganda politica».

 

Il centro-destra al contrattacco: le repliche di Salvini e Meloni

 

Immediata, così, è stata la risposta del segretario federale della Lega, Matteo Salvini, che ha attaccato le parole del capo di governo accusandolo di aver «usato la tivù di Stato per dire falsità è roba da regime sovietico». Parole al veleno quelle dell’ex ministro dell’interno, il quale ha anche sottolineato come il «sempre #colpadisalvini» non possa essere una scusante eterna e che la «”collaborazione”» richiesta dal premier Conte si è rivelata essere una «grande delusione». Non contento, il leader del Carroccio ha voluto sentire persino il capo del Quirinale, Sergio Mattarella, ribadendo «rammarico e indignazione personale prima ancora che politica» per l’affronto ricevuto dal presidente del Consiglio. «Fatto gravissimo», ha concluso, confermando comunque la piena «disponibilità a continuare a favorire il dialogo» con la maggioranza in questa fase drammatica della storia socioeconomica del Paese.

Il leader del Carroccio, Matteo Salvini, dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per denunciare il discorso a reti unificate del premier Conte

Il leader del Carroccio, Matteo Salvini, dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per denunciare il discorso a reti unificate del premier Conte

Sulla stessa falsariga dell’alleato politico, la replica della rappresentate di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che, attraverso un post su Facebook, ha fatto sapere quanto il comportamento del premier sia stato degno di «metodi da regime totalitario» per aver «accusato l’opposizione di dire menzogne» in diretta sulla prima rete del servizio pubblico «senza possibilità di replica o contraddittorio». La leader di FdI ha, infine, anche ribadito che, quando il Meccanismo europeo di stabilità fu approvato nel 2012, lei non era ministro, contrappesando l’accusa del premier: «Il governo Berlusconi è durato fino al 2011», ha infatti aggiunto, chiamandosi definitivamente fuori da ogni responsabilità politica ed economica sulle ricadute nazionali.

La replica di Giorgia Meloni all'attacco ricevuto dal premier Conte durante la conferenza stampa nazionale del 10 aprile

La replica di Giorgia Meloni all’attacco ricevuto dal premier Conte durante la conferenza stampa nazionale del 10 aprile

Le tappe del Mes: da Bruxelles a Roma, passando per il Governo Monti

 

Chi ha attivato, quindi, il Mes? Una iniziale veduta ci viene offerta dall’ex giornalista delle Iene, e ora europarlamente M5S per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, Dino Giarrusso, il quale, con un video su Facebook, ha tracciato le tappe che hanno portato all’approvazione del Mes: il 9 maggio 2010 a Bruxelles, nel Consiglio europeo affari economici, l’allora ministro delle finanze del governo Berlusconi IV, Giulio Tremonti, inizia a gettare le basi del Meccanismo europeo di stabilità con una «severa condizionalità». Dopo mesi di discussioni il Mes diventa concreto ed il Consiglio concorda sulla sua istituzione. Consiglio al quale è presente, continua Giarrusso, «anche il nostro ex premier, Silvio Berlusconi, che approva».

La decisione più importante, però, arriva il 25 marzo 2011, sempre nel Consiglio europeo: il Mes viene istituito «modificando il trattato di funzionamento dell’Unione europea» senza il quale non sarebbe mai passato. L’Italia è rappresentato ancora da Silvio Berlusconi con ministri come Meloni, La russa e Fitto, attuali onorevoli di Fratelli d’Italia, e da Bossi, Maroni e Calderoli, appartenenti, invece, alla Lega: «nessuno di loro si oppose al Mes», afferma l’europarlamentare 5S, specificando come non può esistere «un altro Mes», così come affermato ora dallo stesso Tremonti, che è stato trasformato negli anni d Fondo Salva Stati ad una sorta di recupero crediti delle banche tedesche.

 

Su Facebook l’ex ministro delle finanze, infatti, ha scritto che le trattative condotte da lui in prima persona prevedevano la creazione di un «fondo preliminare rispetto all’emissione di Eurobond», citando, a riprova di ciò, due prove: da un lato una sua lettera, pubblicata sul Financial Times a dicembre 2010 a sostegno della creazione degli Eurobond, e, dall’altro, una premessa della risoluzione del Parlamento europeo che considera come l’Unione, ad integrazione del Mes medesimo, «dovrebbe promuovere un mercato consolidato di Eurobond». Il 3 agosto del 2011 nel Consiglio dei ministri a Roma il governo Berlusconi approvò, infine, il disegno di legge per la ratifica del Mes, prima di arrivare alle dimissioni rassegnate il 12 novembre dello stesso anno, per far spazio al governo Monti con il quale, sempre secondo l’ex docente di diritto tributario, «il nesso tre Mes ed obbligazioni comuni a livello europeo si perse definitivamente».

L'europarlamentare M5S, Dino Giarrusso, ha raccontato le tappe dell'approvazione del Mes in Europa e in Italia

L’europarlamentare M5S, Dino Giarrusso, ha raccontato le tappe dell’approvazione del Mes in Europa e in Italia

Il punto a questa situazione sembra metterla, così, proprio l’ex premier Mario Monti che, con un articolo a sua firma sul Corriere della Sera, afferma quanto «il richiamo ai fatti dovrebbe indurre a maggiore lucidità». Significato? La decisione di istituire il Mes è stata presa «a livello Ecofin il 10 maggio 2010 nel contesto di un sostegno congiunto Ue/FMI» e «a livello europeo il 25 marzo 2011 con i capi di governo che ribadirono la rigorosa condizionalità di qualsiasi assistenza finanziaria necessaria nell’ambito del meccanismo». Monti specifica anche che «l’esperienza umiliate fatta dalla Grecia con la Troika», l’insieme dei creditori ufficiali durante le negoziazioni con i paesi dell’eurozona, quali Commissione europea, BCE e Fondo Monetario Internazionale, «fu tra le ragioni che mi indussero ad escludere la richiesta di aiuti, che avrebbe comportato la calata della troika stessa su Roma», con conseguente approvazione del Parlamento di una delle manovre più dure di sempre.

Maggioranza e opposizioni divise: Pro-Mes vs. Contro-Mes

 

 

Quando, quindi, il 12 ed il 19 luglio 2012 il Parlamento, con il nuovo governo, si trovò a dover approvare il disegno di legge del Mes, la maggioranza composta dal Popolo della Libertà e Pd votò a favore, mentre la Lega contro. Quel giorno, la deputata Meloni era assente, così come altri esponenti di primo piano dell’attuale centrodestra quali Silvio Berlusconi, Anna Maria Bernini, Ignazio La Russa e Mara Carfagna, mentre tra i voti favorevoli ci furono Renato Brunetta, oggi in Forza Italia, e Fabio Rampelli, attualmente deputato di Fratelli d’Italia e vice-presidente della Camera.Durante gli anni chiave della creazione del Mes, Matteo Salvini non era segretario della Lega, ma europarlamentare.

L'ex premier, Mario Monti, in difesa dalle accuse al suo governo per il Mes attivato nel 2012

L’ex premier, Mario Monti, in difesa dalle accuse al suo governo per il Mes attivato nel 2012

Il Mes, così, spacca l’Italia in due, facendo lo stesso percorso anche all’interno del Parlamento e, di per giunta, anche nelle stesse fazioni politiche, dividendo maggioranza e opposizione.  M5S e Lega finiscono per ritrovarsi dalla stessa parte, mentre cresce il fronte dei favorevoli sulle sponde Pd, Italia Viva e Forza Italia. Il Cavaliere annota come il «facciamo soli» sarebbe un grandissimo errore e rinunciare ad utilizzare 37 miliardi senza condizioni per sistemare il nostro Sistema sanitario nazionale sarebbe «clamoroso». Parole che assomigliano a quelle del segretario del Pd, Nicola Zingaretti, il quale insiste sul tentativo di «ottenere queste risorse» per «migliorare anche le condizioni salariarli dei medici, aumentare i posti nelle facoltà di medicina ed investire nella ricerca». «Il nostro no al Mes resta categorico» è invece il diktat del M5S, seguito a ruota da un perentorio «No al Mes, sia oggi che domani» della Lega.

 

 

Tumulto “virale” seguito da un’esplosione “politica”: l’Italia si appresta ad affrontare la sua prossima battaglia in trincea, relegando qualsiasi decisione al premier Conte. In questa battaglia di nervi, però, rimane debole l’anello di congiunzione tra le forze politiche: chi mente? Chi ha davvero istituito il Mes? Chi riporta i nodi al pettine di Pinocchio?