Attualità

Coronavirus: impatto devastante sulle microimprese

Coronavirus: Economia italiana a picco

Napoli. Secondo l’ultimo policy brief “Covid-19: misure di contenimento dell’epidemia e impatto sull’occupazione”, un’impresa su due in Italia è stata costretta a fermare le proprie attività produttive per via delle misure di contenimento del Covid-19 che il governo giallorosso ha adottato lo scorso 9 marzo. Senza contare i comparti dell’agroalimentare, informativo, dei trasporti, della sanità e dell’istruzione, che non hanno subito restrizioni, il totale ammonta a 2 milioni 230 mila aziende, corrispondenti al 52,7%. Lo studio, curato dall’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (INAPP), analizza l’impatto che ha avuto il lockdown tanto sulle imprese quanto sui lavoratori a tempo indeterminato, determinato e con contratti di somministrazione. Per quanto riguarda le attività professionali, il 42% delle imprese nel settore del commercio risultano attive, così come il 29,2% delle imprese nel settore delle costruzioni, determinando effetti marginali o limitati. La dimensione aziendale, invece, è caratterizzata da un doppio ramo di conseguenze: da una parte le imprese senza addetti risultano sospese in ragione del 66,7%, mentre solo il 33,8% delle grandi imprese con oltre 250 addetti risultano interessate dalle misure di restrizione. Catastrofica è, invece, la situazione delle imprese artigiane: quasi il 58,7% di esse, infatti, presenta attività sospese in misura totale.

Sebastiano Fadda, il presidente dell'Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (INAPP)

Sebastiano Fadda, il presidente dell’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (INAPP)

«Le misure di sospensione delle attività produttive hanno agito in misura maggiore su settori caratterizzati dalla necessità di svolgere la prestazione lavorativa sul luogo di lavoro», ha spiegato Sebastiano Fadda, presidente dell’INAPP, mettendo in risalto le differenze con quelle che, invece, rimanendo aperte, non hanno subito grossi scossoni per via di caratteristiche già preesistenti «tali da permettere uno svolgimento in modalità remota». I dati mettono nero su bianco che sono state soprattutto «le micro e piccole imprese ad essere più colpite» e che, pertanto, «incontreranno maggiori difficoltà nel sopravvivere a un periodo prolungato di assenza di fatturato» se la ripresa non sarà garantita.

Coronavirus, le microimprese sono le più colpite

 

Lo studio sottolinea come nel 2009, ossia l’anno dell’ultima recessione, la flessione del PIL pari a 5,3% abbia portato alla riduzione del 7,2% degli occupati a termine, a fronte di una sostanziale stabilità dell’occupazione a tempo indeterminato. Con questa prossima crisi, invece, «la quota elevata di micro e piccole imprese interessata dal fermo delle attività è preoccupante», ribadisce Fadda, sottolineando la bassa capacità di queste di «fronteggiare shock esogeni e inattesi che incidono sul fatturato». I numeri alla mano, infatti, sono impietosi: l’incidenza dei provvedimenti di contenimento sul comparto manifatturiero registra il 68,8% dei dipendenti sospesi, mentre il 92,9% delle imprese nel settore alberghiero risulta sospeso, con l’aggravante di presentare rapporti di lavoro a termine con durata estremamente ridotta. La componente femminile dell’occupazione privata risulta interessata dai provvedimenti di contenimento in ragione del 40,2% rispetto al 43,8% degli uomini, per via della maggiore incidenza dell’occupazione maschile nell’industria. «In un simile contesto risultano necessarie misure di sostegno al redito dei lavoratori in situazione di disagio economico», spiega Fadda, nell’ottica di mantenere un «adeguato livello di domanda per supportare la riprese dell’offerta». I segnali che arrivano sono, tuttavia, ancora in alto mare: «Il sostegno al reddito dei lavoratori risulta molto debole», conclude il presidente dell’INAPP, invocando fondi di emergenza per i «lavoratori “marginali” e quelli in nero».

Regione Campania, bonus a sostegno delle microimprese

 

Sostegni che hanno una spinta consistente dalla Regione Campania, la quale ha deciso di mettere a disposizione delle microimprese artigiane, commerciali, industriali e di servizio dei bonus a fondo perduto per fronteggiare la crisi economico-finanziaria creata dal Covid-19.

La Regione Campania al servizio dei suoi cittadini con il nuovo bonus a fondo perduto per le microimprese

La Regione Campania al servizio dei suoi cittadini con il nuovo bonus a fondo perduto per le microimprese

Le condizioni per presentare domanda, da quanto si legge sull’avviso ufficiale, sono che le microimprese:

  • Risultino attive sul suolo regionale e possiedano sia i requisiti morali previsti dal codice penale che le carte in regola con la normativa antimafia;
  • Siano iscritte nelle pertinenti sezioni del Registro delle Imprese;
  • Abbiano un fatturato con valori d’affari desumibile dall’ultima dichiarazione fiscale presentata compresi tra € 1,00 e € 100.000,00.

Le domande possono essere presentate in via telematica attraverso il sito internet “Con Le Imprese”: la piattaforma sarà accessibile dalle ore 10.00 del 20 aprile 2020 alle ore 24.00 del 30 aprile 2020, con tanto di link che indirizza alla documentazione messa a disposizione dalla Regione Campania per risponde ai dubbi sui requisiti per l’ammissione e le modalità di erogazione.