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Mastella contro de Magistris: «Chiusa luoghi affollati. Noi non accetteremo di finire in zona arancione»

clemente mastella

REGIONALE. “Io credo che, di questi tempi, la solidarietà debba essere la via lattea della nostra vita, in relazione alle necessità di chi soffre o versa in stato di disagio sanitario o sociale. E la mia gente ha accettato che le strutture ospedaliere di Benevento ospitassero più del 50% di pazienti di altre realtà campane, quasi tutti napoletani.

 

Era ed è giusto farlo ora e nel futuro. Ma dopo le foto degli assembramenti al mare ma, soprattutto nella città di Napoli, la mia gente si chiede, ed io con loro, se questo sia un comportamento corretto e rispettoso dei nostri sacrifici e dei medici napoletani che in contemporanea non riescono a tener dietro all’arrivo continuo delle barelle”. Così il sindaco di Benevento Clemente Mastella interviene sulla richiesta del sindaco di Napoli di classificare la Campania zona rossa.

“Se è scientificamente provato che il virus si espande per vicinanza – dice Mastella – allora è comprensibile la diffusione rapida nella città. Molti sindaci, ed io con loro, scontando l’impopolarità e non facendo calcoli elettorali, hanno chiuso i luoghi della movida o del traffico umano più intenso. Lo faccia il sindaco di Napoli, si assuma le sue responsabilità, non faccia giochi di parole, chiuda quanto altri hanno chiuso.

Noi non accetteremo, come aree interne, di finire in zona arancione allo stesso modo di Napoli, che non provvede a fare quanto dovrebbe. I nostri ospedali, per dare ospitalità debita, hanno dovuto restringere gli spazi dei no Covid. Significa che la mia gente avrà ritardi negli interventi chirurgici, rischierà di avere posti occupati da altri in caso di eguale necessità virale. Ieri un caso di una signora del mio paese trasferita fuori Benevento.

Tutti questi sacrifici sono giusti se ogni autorità fa il suo dovere. Se c’è chi gioca alla sola popolarità, non è accettabile”. “Noi – conclude l’ex Guardasigilli – col nostro 97.mo posto in classifica, non vogliamo essere trattati allo stesso modo di chi consente spettacoli come quelli visti a Napoli”.