Senza categoria

Uccide a coltellate la figlia di 2 anni per vendicarsi dell’ex compagna, ergastolo per 38enne

aula tribunale grande

NAZIONALE. E’ stato condannato all’ergastolo Jacob Danho, l’ivoriano 38enne che il 22 giugno del 2019, per vendicarsi della ex compagna che lo aveva lasciato e non voleva ricucire il rapporto, nel suo appartamento di Cremona, in via Massarotti, ha ucciso a coltellate la figlia, la piccola Gloria, di appena due anni, morta dopo due, tre ore di agonia nella camera da letto di papà.

 

La sentenza è stata emessa questa mattina nell’aula della Corte d’Assise, presidente Anna di Martino, giudice a latere Francesco Beraglia e sei giudici popolari: dopo cinque udienze e tre ore e mezza di Camera di consiglio è stata accolta la richiesta del pm, Vitina Pinto. Danho era accusato di omicidio volontario aggravato dalla discendenza, dai futili motivi e dalla premeditazione. Ma l’aggravante della premeditazione non è stata riconosciuta. La Corte d’Assise ha inoltre condannato l’imputato, rinchiuso nel carcere di Pavia, a risarcire i danni a mamma Isabelle, parte civile con l’avvocato Elena Pisati: 100 mila euro di provvisionale immediatamente esecutiva. E ha ordinato, al termine della detenzione che in questi casi è possibile, l’espulsione immediata di Jacob dall’Italia.

“Un rapinatore ci ha seguito con la pistola, è salito, voleva i soldi, è scappato dalla finestra” aveva tentato la difesa, a omicidio appena scoperto, lo straniero, con una ricostruzione smontata dai carabinieri. Per poi cambiare versione in aula: “Ho perso la testa nell’uccidere mia figlia. Questa follia non è naturale”, aveva detto al processo tentando di spiegare quella “follia non naturale” con “la stregoneria”, una maledizione su di lui lanciata dalla Costa d’Avorio dalla madre di Isabelle, che non lo vedeva di buon occhio. Per i periti della Corte d’Assise, però, che hanno ritenuto Jacob capace di intendere e di volere al momento del fatto, la stregoneria è “solo un retaggio culturale, non abbiamo trovato elementi deliranti”. In aula, mamma Isabelle non c’era. “È una sentenza giusta, che ha riconosciuto il reale svolgimento dei fatti e la responsabilità di un crimine così efferato. Leggeremo la motivazione per capire come mai abbiano escluso la premeditazione.

Per quanto l’imputato sia stato condannato all’ergastolo, la condanna non riporta a mamma Isabelle la sua bambina”, ha commentato l’avvocato di parte civile, Elena Pisati. Gli avvocati di Danho, Giuseppe Bodini e Michele Tolomini, avevano preparato il loro assistito. “Il signor Jacob è assolutamente consapevole. È tranquillo”.