Cronaca

Aggressione al Santobono: bimba arriva con febbre alta ma è negativa. Familiari pretendono ricovero

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NAPOLI. Un’aggressione sotto gli occhi dei piccoli pazienti. E’ quanto accaduto nel giorno di Pasqua all’ospedale Santobono di Napoli dove è giunta una bambina di 15 mesi con febbre alta.

La ricostruzione della vicenda è affidata al gruppo “Nessuno Tocchi Ippocrate”: “Presa in carico alle ore 18:03 la piccola viene visitata nell’area dedicata del percorso COVID . La madre riferiva febbricola dal giorno precedente con assunzione di Bentelan su consiglio di pediatra privato alle ore 14.30. Al momento della visita, TC 38.5°C, E.O. negativo per cui si somministrava tachipirina e si praticava stick urine risultato negativo. Dato il quadro clinico-anamnestico si procedeva dunque alla dimissione con indicazioni sulla gestione a domicilio.”

 

A quel punto però c’è l’intervento del pediatra, chiamato dai familiari: “La madre, la nonna ed altra parente presenti nella sala d’attesa del percorso COVID e più volte invitate ad allontanarsi, insistevano invece sulla necessità di praticare esami ematochimici (emocromo) su indicazione di un pediatra che la famiglia avrebbe consultato.
Seguiva, dunque, tramite cellulare della madre, tenuto in modalità “viva voce”, il colloquio telefonico tra il medico di guardia e il sedicente collega, tal dott. xxxxxx, che insisteva per l’esecuzione degli esami e, assumendo un tono istigatorio, invitava i familiari a “pretendere” gli approfondimenti diagnostici da lui, inappropriatamente, ritenuti necessari.”

“La madre, la nonna e l’altra accompagnatrice assumevano un tono aggressivo passando ad ingiurie e gesti minacciosi: la signora qualificatasi come “la nonna” batteva più volte la mano sulla scrivania e si avvicinava “vis à vis” nonostante l’invito a calmarsi ed i ripetuti tentativi di tornare ad un confronto civile.
Giungevano quindi nel box, attirate delle urla, altri colleghi, accompagnate dalle guardie giurate.
Dopo pochi minuti giungevano gli agenti della Polizia di Stato, allertati attraverso il numero diretto antiaggressioni, che procedevano alla identificazione dei presenti e raccoglievano le relative deposizioni. La madre del paziente, alla presenza degli agenti, decideva di rifiutare il ricovero.”