Cresce la preoccupazione

Influenza aviaria, tre contagiati e un morto: in arrivo una nuova pandemia?

C'è da preoccuparsi? Ecco cosa sta accadendo.

influenza aviaria

Nazionale. Sta crescendo la preoccupazione degli esperti dinnanzi all’influenza aviaria, questa malattia virale altamente contagiosa che colpisce diverse specie di pollame utilizzate per la produzione alimentare, dopo la morte di una bambina in Cambogia e i primi casi di positività nell’uomo. Il timore che possa esserci il salto di specie definitivo inizia a capeggiare negli organi mondiali. L’aviaria è una malattia che circola da anni ma in tutto questo tempo sono stati secondo l’Oms solo 868 i casi confermati di H5N1 negli ultimi vent’anni per 457 morti, incluso uno in Cina.

Dopo la notizia di una bambina di 11 anni della Cambogia deceduta dopo che è stato rilevata la positività alla malattia, l’Oms ha acceso i riflettori soprattutto dopo l’esperienza del covid-19 che ha mostrato come non bisogna abbassare la guardia. La Commissione Europea ha già annunciato di aver siglato accordi per i prossimi due anni con due gruppi farmaceutici prenotando dosi di vaccino nel caso dovesse scoppiare un’epidemia.

In base all’esperienza della ragazza di 11 anni i sintomi a cui stare attenti sono febbre, tosse e secchezza delle fauci. Dalle analisi è risultata positiva al ceppo H5N1 altamente contagioso tra i volatili.

Positività negli animali anche in Italia

Ed è proprio tra i volatili che anche in Italia si stanno registrando i primi casi in questo 2023. È soprattutto la zona del lago di Garda ad aver registrato le prime morti di volatili, soprattutto gabbiani nella zona del basso Benaco e specie tra Desenzano, Moniga del Garda e San Felice del Benaco. Gli esami effettuati hanno confermato la positività per influenza aviaria ad alta patogenicità (Hpai) e gli enti preposti hanno predisposto controlli negli allevamenti intensivi di pollame che si trovano entro tre chilometri dai luoghi di rinvenimento dei cadaveri, con cadenza settimanale. È stato imposto il divieto di allevare pollame all’aperto per le aziende, mentre i privati è richiesto di usare acqua non proveniente da serbatoi esposti agli uccelli selvatici. Meglio tenere gli animali al chiuso e se non possibile recintare l’area aperta, coprendola, evitando il più possibile il contatto degli animali da allevamento con i selvatici.

Il virus può essere trasmesso all’uomo, il più delle volte per contatto diretto con pollame d’allevamento infetto. L’Oms ha voluto rassicurare sui bassi rischi di infezione tra esseri umani perché il virus non è ben adattato, ma l’intensa diffusione tra i piccoli mammiferi crea la possibilità che possa evolversi.

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