Ricoverato in prognosi riservata

Si oppone alla rapina e gli sparano: 32enne in pericolo di vita

Indagano i carabinieri

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San Giovanni a Teduccio. Ancora sangue, violenza e criminalità a Napoli, che dal centro si estendono fino alle periferie e all’hinterland. È soprattutto la parte periferica orientale della città a vivere uno dei momenti più tragici della sua storia anche se è da decenni che quella parte di Napoli è stata abbandonata e dimenticata dalle Istituzioni dopo il declino dovuto al fallimento del tentativo di industrializzazione. Da allora soltanto degrado, perdizione e delinquenza.

Nella tarda serata del 29 marzo a San Giovanni a Teduccio, un uomo di 32 anni è stato ferito a colpi di pistola ed è ora ricoverato in gravi condizioni in ospedale.

Sembrerebbe che la vittima, che risulta essere incensurata, si trovasse a bordo del proprio scooter in via Reggia di Portici quando si è fermato a fare rifornimento: qui, l’uomo è stato raggiunto da due sconosciuti che, armati di pistola, hanno tentato di rubargli lo scooter. Al suo rifiuto, i malviventi hanno esploso alcuni colpi di pistola in direzione del 32enne, ferendolo alle gambe. Le ipotesi sono, per’, ancora in fase di verifica da parte degli inquirenti.

 

L’uomo è stato soccorso e trasportato all’ospedale del Mare, dove è ricoverato in prognosi riservata: è considerato in pericolo di vita. Sul posto sono arrivati i carabinieri del Nucleo Radiomobile di Napoli, mentre le indagini sono affidate ai carabinieri della compagnia di Poggioreale.

“San Giovanni a Teduccio è stato comune autonomo fino al primo dopoguerra dopodiché fu assorbito dal territorio napoletano. Ma nei fatti, al di là degli aspetti amministrativi, il quartiere è sempre rimasto ai margini e considerato zona a sé stante. Le conseguenze di questo abbandono, come per tutte le periferie ad Est (ma in generale per tutta la periferia) le si vedono tutte. La criminalità e la delinquenza hanno modo di proliferare lì dove latita lo Stato, lì dove il sottoproletario non ha alternative di vita né opportunità. Basti guardare alla storia di Bagnoli.  Finché è esistita l’Ilva (poi Italsider) ci sono stati lavoro e produttività, si era formata la consapevolezza della classe operaia, e la camorra non aveva attecchito. Scomparsa la fabbrica, Bagnoli è diventata terra di conquista della malavita. Sono arrivati prima quelli del clan D’Ausilio e poi gli Esposito. E non è certo una coincidenza. Per sconfiggere la camorra servono, si, repressione, arresti e condanne, ma anche interventi per eliminare degrado e disagio sociale.”- queste le parole del deputato dell’alleanza Verdi-Sinistra Francesco Emilio Borrelli.

 

 

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