Vulcano

Documentario choc: “Napoli sarà sepolta sotto 30 metri di cenere”. Cosa c’è di vero?

Rsi catastrofe vulcanica

Napoli/Pozzuoli. Da giorni una rete svizzera di lingua italiana la Rsi ha pubblicato un video documentario intitolato “Napoli, il supervulcano che minaccia l’Europa”, un reportage di circa 42 minuti in cui viene mostrata Napoli distrutta da eruzioni vulcaniche partite dai Campi Flegrei, mostrando attraverso immagini realizzate al computer la totale distruzione della città.

“Un’eruzione vulcanica ai Campi Flegrei distruggerà anche Napoli, coprendola sotto trenta metri di materiale vulcanico e causerà problemi gravi in tutto il Meridione d’Italia e avrà importanti ripercussioni su buona parte del continente europeo” questo è quello che in sostanza il documentario vuole dire.

Il reportage mostra delle ricostruzioni animate che mostrano piazza del Plebiscito sotto nubi nere provenienti dal vulcano, viene poi mostrata la Chiesa di San Francesco da Paola completamente devastata e con fiamme che escono dalle finestre, con le due statue equestri rase al suolo, infine viene mostrata una panoramica di una Napoli completamente sommersa dalla cenere e sullo sfondo, c’è la collina di San Martino, unica parte di Napoli risparmiata, ma che si dimostra comunque un paesaggio post-apocalittico.

Tale reportage ha fatto tremare non poche persone. Anche se, non è solo la visione di tale scenario mostrato che fa tremare, ma anche le dichiarazioni di alcuni studiosi che sono stati intervistati e che ipotizzano una distruzione totale a causa delle eruzioni vulcaniche. Anche se queste dichiarazioni non sono in linea con ciò che è stato detto da diversi scienziati che hanno lavorato per la Protezione Civile nazionale e che hanno preparato un piano di evacuazione. Tale piano è basato sull’ipotesi probabilistica di un tipo di eruzione di media entità, definita subpliniana, ovvero, eruzioni esplosive con fenomenologie simili a quelle delle eruzioni pliniane, ma di energia inferiore e conseguente ridotta dispersione areale dei prodotti eruttati.

Nonostante il parare di tali scienziati, durante il programma diversi intervistati affermano questo: «Su Napoli incombe una minaccia, un pericolo che spaventa l’Europa, alcuni scienziati ritengono che i Campi Flegrei siano responsabili della scomparsa dell’uomo di Neanderthal, 40 mila anni dopo ci sono segnali di risveglio, la catastrofe potrebbe avvenire in qualsiasi momento». E non solo, viene affermato anche questo: «Il vulcano dei Campi Flegrei contiene ormai così tanta lava e tanta pressione che il cataclisma è inevitabile e inizia alla Solfatara».  Il vulcanologo Patrick Allard afferma: «Vedremmo colonne eruttive che si innalzano per diverse decine di chilometri, almeno fino alla stratosfera. La cenere cade su Napoli, anche più lontano, ci sono delle vittime e grande distruzione».

Nel video poi interviene Amy Donovan, una professoressa di Geografia all’Università di Cambridge, e afferma: «A quel punto la città dovrebbe essere deserta perché l’aria sarebbe satura di cenere, materiale piroclastico e residui vulcanici di ogni tipo». La giornalista poi continua fuori dalla visuale della telecamera: «Napoli scompare sotto trenta metri di materiale vulcanico». Poi, continua ancora come se volesse giustificare tale cosa: «L’immagine è sconcertante ma scientificamente possibile». Dopo le sue parole, viene mostrato il video di animazione che mostra la città ormai coperta da una coltre di cenere grigio-rossastra con la sola eccezione della collina di San Martino.

In fine c’è l’intervento che dà il colpo di grazia a ogni speranza, non lasciando nemmeno la possibilità di pensare a una possibile salvezza o scenario più positivo, l’intervento di Diego Perugini direttore del dipartimento di Fisica e Geologia dell’Università di Perugia. Il direttore afferma che esistono due serbatoi di magma sotto i Campi Flegrei, il primo è quello più superficiale ed è situato tra i 4 e i 5 km di profondità, mentre il secondo, il più profondo e più grande, situato tra i 10 e i 15 km di profondità. In genere prima delle eruzioni i due magmi si «miscelano». Perugini, poi spiega che il suo team sta lavorando a un importante quesito: ovvero, quanto tempo avranno le persone prima dell’eruzione vera e propria avvenga? Questa la risposta che viene data: «Studiando il materiale eruttato in passato andiamo a leggere che almeno due magmi si sono incontrati all’interno della crosta terrestre e hanno iniziato a mescolarsi. Abbiamo ricreato il processo in laboratorio e per quello che possiamo stimare, dall’inizio del mescolamento dei magmi fino all’eruzione i tempi sono molto brevi, dell’ordine di decine di minuti». Poi la voce dello scienziato si sente fuori campo concludendo: «Trenta minuti sono pochi per evacuare una città».