Baby gang e clan

13enne Pestato dal branco, la polemica: “Si sentono veri camorristi e allora vanno trattati come tali”

13enne pestato, la polemica

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13enne pestato dal branco a San Giorgio a Cremano. I parchi pubblici diventano terreno di scontro tra baby-gang e roccaforti dove dettare legge. Borrelli: “Le bande criminali di giovanissimi sempre più spregiudicate e potenti. Si sentono veri camorristi e allora vanno trattati come tali.”

Il caso

Parchi giochi dove il gioco, appunto, non esiste più se non quello di guerra. Giochi per modo di dire, perché la guerra, quella imposta dalle baby-gang e dagli uomini di camorra, è vera.

La dinamica

Dopo l’episodio della sparatoria a Piazza San Vitale a Fuorigrotta, un’altra area per bambini è stata teatro di violenza e scene di sangue. La scorsa domenica, infatti, in un parco comunale di San Giorgio a Cremano, uno studente di 13 anni è stato vittima di un pestaggio. Il giovane, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, è stato accerchiato da una ventina di giovani che senza una apparente ragione hanno prima cominciato a spintonarlo e poi lo hanno picchiato brutalmente. Il pestaggio gli ha procurato un trauma cranico, varie contusioni sul corpo e una prognosi di quindici giorni.

Agiscono anche presenza di bambini

“Ormai agiscono senza paura anche alla luce del sole, in presenza di testimoni, anche di bambini.”- dichiara il deputato dell’alleanza Verdi-Sinistra Francesco Emilio Borrelli – “ Anzi probabilmente per questi giovani criminali è fondamentale farsi vedere, mostrare la loro forza, mettere paura e farsi conoscere per assurgere ad un potere criminale più grande diventando i capi indiscussi della zona.

Baby gang e clan

Le baby-gang sono sempre esistite, solo che un tempo non le si chiamava con questo nome, ed hanno sempre portato scompiglio e violenza. Oggi, però, hanno acquisito più efferatezza, cattiveria, sfrontatezza e ciò lo si deve alle dinamiche camorristiche che sono cambiate rispetto al passato. Un tempo ogni zona aveva un capo indiscusso il quale, per conquistare le simpatie della cittadinanza, assicurava, secondo quella mentalità, ordine e tranquillità al quartiere.

Ora, invece, il frazionamento dei clan ha portato ad avere in ogni territorio una moltitudine di capi o aspiranti tali i quali, per tenere sotto controllo la popolazione, usano il terrore, quello che le baby-gang sono abilissime a fomentare. In altri casi, a causa del vuoto di potere, con i vecchi boss a scontare condanne a vita, i gruppi di giovani camorristi in erba tentano la scalata al vertice senza strategie criminali ma seminando violenza e terrore.

Trattarli come veri criminali

Quindi baby-gang e clan sono strettamente collegati. Per fermare le prime, bisogna arrestare la proliferazione, le guerre dei vari gruppi criminali, le cause che le generano, e togliere loro il controllo del territorio. Oggi totalmente in mano loro che usano gli spazi pubblici per regolare i conti ma questo lo Stato non può più permetterlo.

Bisogna restituire sicurezza alla cittadinanza e agire col pugno di ferro nei confronti delle bande giovanili. Se si sentono criminali veri, bisogna trattarli come tali, anche in sede giuridica e penale.”