L’ESCLUSIVA. Totò ricorda il suo Sperelli: “Sei stato davvero un maestro per noi”

LUIGI LASTORINA INTERVISTA

SPECIALE PAOLO VILLAGGIO. Di Totò gli è rimasto il sorriso. Quello del 1992 era una risata fragorosa, che risuonava in quella Corzano, riproduzione in scala tarantina di quella che in realtà doveva essere Arzano. Il sorriso di una serata afosa di inizio luglio non può essere più lo stesso. Da qualche ora Luigi L’Astorina, oggi dj della movida napoletana, del suo Totò di “Io speriamo che me la cavo” ha perso il pezzo più importante: il maestro Marco Tullio Sperelli.

Luigi, oggi 38enne, è stanco dopo una giornata di lavoro ma appena arrivato a casa si siede e comincia a raccontare. Alla mente gli riaffiorano tutti i ricordi di quei magici 3 mesi accanto al mito Paolo Villaggio e di colpo la stanchezza e la tristezza di questa giornata svaniscono. “Sto pensando da ieri mattina a quei tre mesi” esordisce con gli occhi che ancora gli brillano.

Il personaggio di Totò è famoso anche per una filastrocca trash diventata poi di culto a Napoli e non solo: “Vuoi sapere come nacque il tormentone? Il primo giorno lui venne da me e disse: “Luigi, se Paolo Villaggio dovesse offendere la tua famiglia tu cosa gli diresti?”.

Luigi la ripete fedelmente, tutta d’un fiato, come se invece che uno smartphone avesse ancora davanti il suo Sperelli. Finisce di recitarla e dice: “Quando finii Villaggio chiese: ‘Ma cosa ha detto?’ e tutti si misero a ridere. A lui colpì la parola ‘zompapereta’ che gli dissi io per primo. Volle tenerla per il finale del film nel dialogo con la direttrice”.

Così Marco Tullio Sperelli ruppe il ghiaccio con la sua classe: “Quel giorno c’eravamo tutti e 17…eravamo dei piccoli terroristi. Io ero uno dei più grandi, avevo 13 anni. Lui era una persona speciale, c’ha insegnato tanto. Era un maestro anche nella realtà: ricordo che io, Paolo e Raffaele Aiello dimenticavamo spesso la parte e quindi era stato organizzato un camper dove noi ripetevamo le scene da recitare al momento mentre Villaggio studiava già il suo film successivo, “Il segreto del bosco vecchio” di Ermanno Olmi. Pensa, aveva in mente due copioni contemporaneamente”.

“Ci siamo rivisti altre volte dopo la fine del film in programmi tv: siamo stati ospiti a Seratissima su Canale 5, poi a Domenica In con Toto Cutugno e Alba Parietti”. Per i casertani “Io Speriamo che me la cavo” viene ricordato soprattutto per le scene girate all’interno della Reggia: “Ricordo bene quel giorno e la scena del motorino con Raffaele Aiello (l’attore Ciro Esposito, ndr). Io e lui avevamo litigato e Villaggio ci disse: ‘Come si vede che sono scugnizzi napoletani’. Scoppiammo tutti a ridere”. Altra scena di cult è quella del vassoio con i babà che all’inizio Sperelli non vuole mangiare perché a dieta: “Andò proprio come avete visto sullo schermo. Era a dieta, ma lo mangiò davvero. Anche nella scena in cui viene a prendermi al mercato mentre vendo di sigarette scherzò con me. Con noi era così perché sapeva che eravamo spontanei, ma sul set era molto serio”.

Con la morte del maestro venuto dal Nord forse i ragazzi di quella III B della “De Amicis” sono davvero diventati grandi: “Sono stati giorni irripetibili. Noi bambini eravamo sempre presenti in tutte le scene e ci sembrava un sogno. Adesso posso dire che è andato via un maestro della comicità, un clown, una persona che sul set era molto diversa dal film e dalla sua comicità. Un grosso bacio al cielo, maestro. Il tuo Totò”.

LE FOTO (per gentile concessione di Luigi L’Astornina)

L’ADDIO COMMOSSO DI LUIGI L’ASTORINA CONCESSO A EDIZIONE CASERTA

LA SCENA CULT

LA SCENA FINALE: ADDIO MAESTRO